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CENERENTOLA

di

COLLODI CARLO

C'era una volta un gentiluomoil quale aveva sposata in seconde nozzeuna donna così piena di albagia e d'arroganzada non darsi l'eguale.Ella aveva due figlie dello stesso carattere del suoe che lasomigliavano come due gocce d'acqua. Anche il marito aveva una figliamadi una dolcezza e di una bontà da non farsene un'idea; e in questo tiravadalla sua mammala quale era stata la più buona donna del mondo. Lenozze erano appena fatteche la matrigna dette subito a divedere la suacattiveria. Ella non poteva patire le buone qualità della giovinettaperchéa quel confrontole sue figliuole diventavano più antipaticheche mai. Ella la destinò alle faccende più triviali della casa: era leiche rigovernava in cucinalei che spazzava le scale e rifaceva le cameredella signora e delle signorine; lei che dormiva a tettoproprio in ungranaiosopra una cattiva materassa di pagliamentre le sorelle stavanoin camere coll'impiantito di legnodov'erano letti d'ultimo gustoespecchi da potervisi mirare dalla testa fino ai piedi. La povera figliuolatollerava ogni cosa con pazienzae non aveva cuore di rammaricarsene consuo padreil quale l'avrebbe sgridataperché era un uomo che si facevamenare per il naso in tutto e per tutto dalla moglie. Quando aveva finitole sue faccendeandava a rincantucciarsi in un angolo del focolaredovesi metteva a sedere nella cenere; motivo per cui la chiamavano comunementela Culincenere. Ma la seconda delle sorelleche non era così sboccatacome la maggiorela chiamava Cenerentola. Eppure Cenerentolacon tutti isuoi cenciera cento volte più bella delle sue sorellequantunquefossero vestite in ghingheri e da grandi signore. Ora accadde che ilfiglio del Re diede una festa da balloalla quale furono invitate tuttele persone di grand'importanza e anche le nostre due signorine furono delnumeroperché erano di quelle che facevano grande spicco in paese.Eccole tutte contente e tutte affaccendate a scegliersi gli abiti e lepettinatureche tornassero loro meglio a viso. E questa fu un'altraseccatura per la povera Cenerentolaperché toccava a lei a stirare lesottane e a dare l'amido ai manichini. Non si parlava d'altro in casa chedel come si sarebbero vestite in quella sera. "Io"disse lamaggiore"mi metterò il vestito di velluto rosso e le mie trined'Inghilterra." "E io"disse l'altra"non avrò cheil mio solito vestito: main compensomi metterò il mantello a fiorid'oro e la mia collana di diamantiche non è dicerto di quelle che sivedono tutti i giorni." Mandarono a chiamare la pettinatora di galaper farsi fare i riccioli su due righee comprarono dei nèi dallafabbricante più in voga della città. Quindi chiamarono Cenerentolaperché dicesse il suo parerecome quella che aveva moltissimo gusto; eCenerentola die' loro i migliori consiglie per giunta si offrì divestirle: la qual cosa fu accettata senza bisogno di dirla due volte.Mentre le vestiva e le pettinavaesse dicevano: "Di'Cenerentolaavresti caro di venire al ballo?..." . "Ahsignorine! voi micanzonate: questi non son divertimenti per me! " "Hai ragione:ci sarebbe proprio da riderea vedere una Cenerentolapari tuaa unafesta da ballo." Un'altra ragazzanel posto di Cenerentolaavrebbefatto di tutto per vestirle male; ma essa era una buonissima figliuolaele vestì e le accomodò come meglio non si poteva fare. Per la grancontentezza di questa festastettero quasi due giorni senza ricordarsi dimangiare: strapparono più di dodici aghetti per serrarsi ai fianchi e farla vita striminzita; e passavano tutt'intera la santa giornata a guardarsinello specchio. Venne finalmente il giorno sospirato. Partirono di casa eCenerentola le accompagnò cogli occhi più lontano che poté: quando nonle scorse piùsi mise a piangere. La sua Comareche la trovò cogliocchi rossi e pieni di piantole domandò che cosa avesse."Vorrei... vorrei..." E piangeva così forteche non potevafinir la parola. La Comareche era una fatale disse: "Vorrestianche tu andare al ballonon è vero?". "Anch'iosì"disse Cenerentola con un gran sospirone. "Ebbene: prometti tud'essere buona?"disse la Comare. "Allora ti ci faròandare." E menatala in camerale disse: "Vai nel giardino eportami un cetriolo". Cenerentola scappò subito a cogliere il piùbello che poté trovare e lo portò alla Comarenon sapendo figurarsialle mille miglia come mai questo cetriolo l'avrebbe fatta andare allafesta di ballo. La Comare lo vuotò per benee rimasta la buccia solacibatté sopra colla bacchetta fatatae in un attimo il cetriolo si mutòin una bella carrozza tutta dorata. Dopoandò a guardare nella trappoladove trovò sei sorcitutti vivi. Ella disse a Cenerentola di tenerealzato un pochino lo sportello della trappolae a ciascun sorcio cheusciva fuorigli dava un colpo di bacchettae il sorcio diventava subitoun bel cavallo: e così messe insieme un magnifico tiro a seicon tutti icavalli di un bel pelame grigio-topo-rosato. E siccome essa non sapeva diche pasta fabbricare un cocchiere: "Aspettate un poco" disseCenerentola "voglio andare a vedere se per caso nella topaiola cifosse un topo; che così ne faremo un cocchiere". "Brava!"disse la Comare "va' un po' a vedere." Cenerentola ritornòcolla topaioladove c'erano tre grossi topi. La fatafra i trescelsequello che aveva la barba più lunga; il qualeappena l'ebbe toccatodiventò un bel pezzo di cocchieree con certi baffii più belli che sifossero mai veduti. Fatto questole disse: "Ora vai nel giardino: edietro l'annaffiatoio troverai sei lucertole. Portamele qui." Appenal'ebbe portatela Comare le convertì in sei lacchèi quali salironosubito dietro la carrozzacolle loro livree gallonatee vi si tenevanoattaccaticome se in vita loro non avessero fatto altro mestiere. Allorala fata disse a Cenerentola: "Eccoti qui tutto l'occorrente perandare al ballo: sei contenta?". "Sìma che ci devo andare inquesto modoe con questi vestitacci che ho addosso?" La fata nonfece altro che toccarla colla sua bacchettae i suoi poveri panni sicambiarono in vestiti di broccato d'oro e di argentoe tutti tempestatidi pietre preziose: quindi le diede un paio di scarpine di vetrocheerano una meraviglia. Quand'ella ebbe finito di accomodarsimontò incarrozza: ma la Comare le raccomandò sopra ogni altra cosa di non farpiù tardi della mezzanotteammonendola che se ella si fosse trattenutaal ballo un minuto di piùla sua carrozza sarebbe ridiventata uncetrioloi suoi cavalli dei sorcii suoi lacchè delle lucertolei suoivestiti avrebbero ripreso la forma e l'aspetto cencioso di prima. Elladette alla Comare la sua parola d'onore che sarebbe venuta via dal balloavanti la mezzanotte. E partìche non entrava più nella pelle dallagran contentezza. Il figlio del Reessendogli stato annunziato l'arrivodi una Principessache nessuno sapeva chi fossecorse incontro ariceverlae offrì la mano per iscendere di carrozzae la condusse nellasala dov'erano gl'invitati. Si fece allora un gran silenzio: le danzerimasero interrottei violini smessero di suonaretutti gli occhi eranorivolti a contemplare le grandi bellezze della sconosciuta. Non si sentivaaltro che un bisbiglio confusoe un dire sottovoce: "Oh! com'èbella!...". Lo stesso Reper quanto vecchionon rifiniva dalguardarlae andava dicendo sottovoce alla Reginache da molti anni nongli era più capitato di vedere una donna tanto bella e tanto graziosa.Tutte le dame avevano gli occhi addosso a leiper esaminarne lapettinatura e i vestitie farsene fare degli uguali per il giorno doposempre che fosse stato possibile trovare delle stoffe così belle e dellemodiste così valenti. Il figlio del Re la collocò nel posto d'onore:quindi andò a prenderla per farla ballare. Ella ballò con tanta graziada far crescere in tutti lo stupore. Fu servito un magnifico rinfrescoche il giovine Principe non assaggiò nemmenotanto era assorto nelrimirare la bella sconosciuta. Ella andò a porsi accanto alle suesorelle: usò loro mille finezze: e fece parte ad esse delle arance e deicedriche il Principe le aveva regalato; la qual cosa le meravigliòmoltissimoperché esse non la riconobbero né punto né poco. In quellache stavano discorrendo insiemeCenerentola sentì battere le undici etre quarti; e fatta subito una gran riverenza a tutta la societàscappòvia come il vento. Appena arrivata a casacorse a trovare la Comareedopo averla ringraziatale disse che avrebbe avuto un gran piacere ditornare anche alla festa del giorno dipoiperché il figlio del Rel'aveva pregata molto. Mentre stava raccontando alla Comare tutti iparticolari della festale due sorelle bussarono alla porta: Cenerentolaandò loro ad aprire. "Quanto siete state a tornare!" disse ellastropicciandosi gli occhi e stirandosi come se si fosse svegliata in quelmomento. E sìche ella non aveva avuto davvero una gran voglia didormiredacché s'erano lasciate. "Se tu fossi stata al ballo"le disse una delle sue sorelle "non ti saresti annoiata: vi ècapitato la più bella Principessama di' pure la più bella che si possavedere al mondo: essa ci ha fatto mille garbatezzee ci ha regalato deicedri e delle arance." Cenerentola non capiva più in sé dallagioia. Ella domandò loro il nome di questa Principessa; ma quellerisposero che non la conoscevanoe che il figlio del Re si struggevadella voglia di sapere chi fossee che per saperlo avrebbe dato qualunquecosa. Cenerentola sorrisee disse loro: "Dev' esser bella davvero!Dio mio! come siete felici voi altre! Che cosa pagherei di poterla vedere!Viasignora Giuliettaprestatemi il vostro vestito gialloquello ditutti i giorni...". "Giustolo dicevo anch'io!" risposeGiulietta. "Prestare il mio vestito a una brutta Cenerentola come te.Bisognerebbe proprio dire che avessi perso il giudizio." Questarisposta Cenerentola se l'aspettava: e ne fu contentissima; perché sisarebbe trovata in un grande impicciose la sua sorella le avesseprestato il vestito. La sera dopo le due sorelle tornarono al ballo: eCenerentola pure; ma vestita anche più sfarzosamente della prima volta.Il figlio del Re non la lasciò un minuto; e in tutta la serata non fecealtro che dirle un monte di cose appassionate e galanti. La giovinettache non s'annoiava puntosi era dimenticata le raccomandazioni fattedalla Comare; tant'è vero che sentì battere il primo tocco dellamezzanottee credeva che non fossero ancora le undici. S'alzò e fuggìcon tanta leggerezzache pareva una cervia. Il Principe le corse dietroma non poté raggiungerla. Nel fuggireella lasciò cascare una delle suescarpine di vetroche il Principe raccattò con grandissimo amore.Cenerentola arrivò a casa tutta scalmanatasenza carrozzasenza lacchèe con addosso il vestito di tutti i giorninon essendole rimasto nulladelle sue magnificenzeall'infuori di una delle sue scarpinela compagnadi quella che aveva perduta per la strada. Fu domandato ai guardaportonidel palazzose per caso avessero veduto uscire una Principessa; ma essirisposero che non avevano veduto uscir nessunotranne una ragazza malvestita e che dall'aspetto pareva piuttosto una contadina che una signora.Quando le sorelle ritornarono dal balloCenerentola chiese loro se sierano divertite e se c'era stata anche la bella signora. Esse risposero disie che era scappata via allo scocco della mezzanottee con tantafuriache s'era lasciata cascare una delle sue scarpine di vetrola piùbella scarpina del mondo: e che il figlio del Re l'aveva raccattatae nonaveva fatto altro che guardarla tutto il tempo del balloe che questovoleva dire che egli era innamorato morto della bella signoraalla qualeapparteneva la scarpina. E dicevano la verità: perché di lì a pochigiorni il figlio del Re fece bandire a suon di tromba che sposerebbecoleiil cui piede avesse calzato bene quella scarpina. Si cominciò aprovare la scarpa alle Principesse: poi alle Duchesse e a tutte le dame dicorte: ma era tempo perso. Fu portata a casa delle due sorellele qualifecero ogni sforzo possibile per far entrare il piede in quella scarpa: manon ci fu modo. Cenerentolache stava a guardarle e che avevariconosciuta la scarpinadisse loro: "Voglio vedere anch'io se mi vabene!". Le sorelle si misero a ridere e a canzonarla. Il gentiluomoincaricato di far la prova della scarpaavendo posato gli occhi addosso aCenerentola e parendogli molto belladisse che era giustissimoe cheegli aveva l'ordine di provar la scarpa a tutte le fanciulle. Fece sedereCenerentolae avvicinando la scarpa al suo piedinovide che c'entravasenz'ombra di fatica e che calzava proprio come un guanto. Lo stuporedelle due sorelle fu grandema crebbe del doppioquando Cenerentolacavò fuori di tasca l'altra scarpina e se la infilò in quell'altropiede. In codesto punto arrivò la Comarela qualedato un colpo dibacchetta ai vestiti di Cenerentolali fece diventare assai piùsfarzosiche non fossero stati mai. Allora le due sorelle riconobbero inessa la bella signora veduta al ballo; e si gettarono ai suoi piedi perchiederle perdono dei mali trattamenti che le avevano fatto patire.Cenerentola le fece alzaree disseabbracciandoleche perdonava loro dicuoree che le pregava ad amarla sempre e dimolto. Vestita com'erafucondotta dal Principeal quale parve più bella di tutte le altre voltee dopo pochi giorni la sposò. Cenerentolabuona figliuola quanto bellafece dare un quartiere alle sue sorellee le maritò il giorno stesso adue gentiluomini della corte. Questo raccontoinvece di una moralene hadue. Prima morale: la bellezzaper le donne in ispecieè un grantesoro; ma c'è un tesoro che vale anche di piùed è la grazialamodestia e le buone maniere. Con queste doti Cenerentola arrivò adiventar Regina. Altra morale: graziaspiritocoraggiomodestianobiltà di sanguebuon sensotutte bellissime cose; ma che giovanoquesti doni della Provvidenzase non si trova un compare o una comareoppurecome si dice oggiun buon diavolo che ci porti? Senza l'aiutodella Comareche cosa avrebb'ella fatto quella buona e brava figliuola diCenerentola? C'era una volta un gentiluomoil quale aveva sposata inseconde nozze una donna così piena di albagia e d'arroganzada non darsil'eguale. Ella aveva due figlie dello stesso carattere del suoe che lasomigliavano come due gocce d'acqua. Anche il marito aveva una figliamadi una dolcezza e di una bontà da non farsene un'idea; e in questo tiravadalla sua mammala quale era stata la più buona donna del mondo. Lenozze erano appena fatteche la matrigna dette subito a divedere la suacattiveria. Ella non poteva patire le buone qualità della giovinettaperchéa quel confrontole sue figliuole diventavano più antipaticheche mai. Ella la destinò alle faccende più triviali della casa: era leiche rigovernava in cucinalei che spazzava le scale e rifaceva le cameredella signora e delle signorine; lei che dormiva a tettoproprio in ungranaiosopra una cattiva materassa di pagliamentre le sorelle stavanoin camere coll'impiantito di legnodov'erano letti d'ultimo gustoespecchi da potervisi mirare dalla testa fino ai piedi. La povera figliuolatollerava ogni cosa con pazienzae non aveva cuore di rammaricarsene consuo padreil quale l'avrebbe sgridataperché era un uomo che si facevamenare per il naso in tutto e per tutto dalla moglie. Quando aveva finitole sue faccendeandava a rincantucciarsi in un angolo del focolaredovesi metteva a sedere nella cenere; motivo per cui la chiamavano comunementela Culincenere. Ma la seconda delle sorelleche non era così sboccatacome la maggiorela chiamava Cenerentola. Eppure Cenerentolacon tutti isuoi cenciera cento volte più bella delle sue sorellequantunquefossero vestite in ghingheri e da grandi signore. Ora accadde che ilfiglio del Re diede una festa da balloalla quale furono invitate tuttele persone di grand'importanza e anche le nostre due signorine furono delnumeroperché erano di quelle che facevano grande spicco in paese.Eccole tutte contente e tutte affaccendate a scegliersi gli abiti e lepettinatureche tornassero loro meglio a viso. E questa fu un'altraseccatura per la povera Cenerentolaperché toccava a lei a stirare lesottane e a dare l'amido ai manichini. Non si parlava d'altro in casa chedel come si sarebbero vestite in quella sera. "Io"disse lamaggiore"mi metterò il vestito di velluto rosso e le mie trined'Inghilterra." "E io"disse l'altra"non avrò cheil mio solito vestito: main compensomi metterò il mantello a fiorid'oro e la mia collana di diamantiche non è dicerto di quelle che sivedono tutti i giorni." Mandarono a chiamare la pettinatora di galaper farsi fare i riccioli su due righee comprarono dei nèi dallafabbricante più in voga della città. Quindi chiamarono Cenerentolaperché dicesse il suo parerecome quella che aveva moltissimo gusto; eCenerentola die' loro i migliori consiglie per giunta si offrì divestirle: la qual cosa fu accettata senza bisogno di dirla due volte.Mentre le vestiva e le pettinavaesse dicevano: "Di'Cenerentolaavresti caro di venire al ballo?..." . "Ahsignorine! voi micanzonate: questi non son divertimenti per me! " "Hai ragione:ci sarebbe proprio da riderea vedere una Cenerentolapari tuaa unafesta da ballo." Un'altra ragazzanel posto di Cenerentolaavrebbefatto di tutto per vestirle male; ma essa era una buonissima figliuolaele vestì e le accomodò come meglio non si poteva fare. Per la grancontentezza di questa festastettero quasi due giorni senza ricordarsi dimangiare: strapparono più di dodici aghetti per serrarsi ai fianchi e farla vita striminzita; e passavano tutt'intera la santa giornata a guardarsinello specchio. Venne finalmente il giorno sospirato. Partirono di casa eCenerentola le accompagnò cogli occhi più lontano che poté: quando nonle scorse piùsi mise a piangere. La sua Comareche la trovò cogliocchi rossi e pieni di piantole domandò che cosa avesse."Vorrei... vorrei..." E piangeva così forteche non potevafinir la parola. La Comareche era una fatale disse: "Vorrestianche tu andare al ballonon è vero?". "Anch'iosì"disse Cenerentola con un gran sospirone. "Ebbene: prometti tud'essere buona?"disse la Comare. "Allora ti ci faròandare." E menatala in camerale disse: "Vai nel giardino eportami un cetriolo". Cenerentola scappò subito a cogliere il piùbello che poté trovare e lo portò alla Comarenon sapendo figurarsialle mille miglia come mai questo cetriolo l'avrebbe fatta andare allafesta di ballo. La Comare lo vuotò per benee rimasta la buccia solacibatté sopra colla bacchetta fatatae in un attimo il cetriolo si mutòin una bella carrozza tutta dorata. Dopoandò a guardare nella trappoladove trovò sei sorcitutti vivi. Ella disse a Cenerentola di tenerealzato un pochino lo sportello della trappolae a ciascun sorcio cheusciva fuorigli dava un colpo di bacchettae il sorcio diventava subitoun bel cavallo: e così messe insieme un magnifico tiro a seicon tutti icavalli di un bel pelame grigio-topo-rosato. E siccome essa non sapeva diche pasta fabbricare un cocchiere: "Aspettate un poco" disseCenerentola "voglio andare a vedere se per caso nella topaiola cifosse un topo; che così ne faremo un cocchiere". "Brava!"disse la Comare "va' un po' a vedere." Cenerentola ritornòcolla topaioladove c'erano tre grossi topi. La fatafra i trescelsequello che aveva la barba più lunga; il qualeappena l'ebbe toccatodiventò un bel pezzo di cocchieree con certi baffii più belli che sifossero mai veduti. Fatto questole disse: "Ora vai nel giardino: edietro l'annaffiatoio troverai sei lucertole. Portamele qui." Appenal'ebbe portatela Comare le convertì in sei lacchèi quali salironosubito dietro la carrozzacolle loro livree gallonatee vi si tenevanoattaccaticome se in vita loro non avessero fatto altro mestiere. Allorala fata disse a Cenerentola: "Eccoti qui tutto l'occorrente perandare al ballo: sei contenta?". "Sìma che ci devo andare inquesto modoe con questi vestitacci che ho addosso?" La fata nonfece altro che toccarla colla sua bacchettae i suoi poveri panni sicambiarono in vestiti di broccato d'oro e di argentoe tutti tempestatidi pietre preziose: quindi le diede un paio di scarpine di vetrocheerano una meraviglia. Quand'ella ebbe finito di accomodarsimontò incarrozza: ma la Comare le raccomandò sopra ogni altra cosa di non farpiù tardi della mezzanotteammonendola che se ella si fosse trattenutaal ballo un minuto di piùla sua carrozza sarebbe ridiventata uncetrioloi suoi cavalli dei sorcii suoi lacchè delle lucertolei suoivestiti avrebbero ripreso la forma e l'aspetto cencioso di prima. Elladette alla Comare la sua parola d'onore che sarebbe venuta via dal balloavanti la mezzanotte. E partìche non entrava più nella pelle dallagran contentezza. Il figlio del Reessendogli stato annunziato l'arrivodi una Principessache nessuno sapeva chi fossecorse incontro ariceverlae offrì la mano per iscendere di carrozzae la condusse nellasala dov'erano gl'invitati. Si fece allora un gran silenzio: le danzerimasero interrottei violini smessero di suonaretutti gli occhi eranorivolti a contemplare le grandi bellezze della sconosciuta. Non si sentivaaltro che un bisbiglio confusoe un dire sottovoce: "Oh! com'èbella!...". Lo stesso Reper quanto vecchionon rifiniva dalguardarlae andava dicendo sottovoce alla Reginache da molti anni nongli era più capitato di vedere una donna tanto bella e tanto graziosa.Tutte le dame avevano gli occhi addosso a leiper esaminarne lapettinatura e i vestitie farsene fare degli uguali per il giorno doposempre che fosse stato possibile trovare delle stoffe così belle e dellemodiste così valenti. Il figlio del Re la collocò nel posto d'onore:quindi andò a prenderla per farla ballare. Ella ballò con tanta graziada far crescere in tutti lo stupore. Fu servito un magnifico rinfrescoche il giovine Principe non assaggiò nemmenotanto era assorto nelrimirare la bella sconosciuta. Ella andò a porsi accanto alle suesorelle: usò loro mille finezze: e fece parte ad esse delle arance e deicedriche il Principe le aveva regalato; la qual cosa le meravigliòmoltissimoperché esse non la riconobbero né punto né poco. In quellache stavano discorrendo insiemeCenerentola sentì battere le undici etre quarti; e fatta subito una gran riverenza a tutta la societàscappòvia come il vento. Appena arrivata a casacorse a trovare la Comareedopo averla ringraziatale disse che avrebbe avuto un gran piacere ditornare anche alla festa del giorno dipoiperché il figlio del Rel'aveva pregata molto. Mentre stava raccontando alla Comare tutti iparticolari della festale due sorelle bussarono alla porta: Cenerentolaandò loro ad aprire. "Quanto siete state a tornare!" disse ellastropicciandosi gli occhi e stirandosi come se si fosse svegliata in quelmomento. E sìche ella non aveva avuto davvero una gran voglia didormiredacché s'erano lasciate. "Se tu fossi stata al ballo"le disse una delle sue sorelle "non ti saresti annoiata: vi ècapitato la più bella Principessama di' pure la più bella che si possavedere al mondo: essa ci ha fatto mille garbatezzee ci ha regalato deicedri e delle arance." Cenerentola non capiva più in sé dallagioia. Ella domandò loro il nome di questa Principessa; ma quellerisposero che non la conoscevanoe che il figlio del Re si struggevadella voglia di sapere chi fossee che per saperlo avrebbe dato qualunquecosa. Cenerentola sorrisee disse loro: "Dev' esser bella davvero!Dio mio! come siete felici voi altre! Che cosa pagherei di poterla vedere!Viasignora Giuliettaprestatemi il vostro vestito gialloquello ditutti i giorni...". "Giustolo dicevo anch'io!" risposeGiulietta. "Prestare il mio vestito a una brutta Cenerentola come te.Bisognerebbe proprio dire che avessi perso il giudizio." Questarisposta Cenerentola se l'aspettava: e ne fu contentissima; perché sisarebbe trovata in un grande impicciose la sua sorella le avesseprestato il vestito. La sera dopo le due sorelle tornarono al ballo: eCenerentola pure; ma vestita anche più sfarzosamente della prima volta.Il figlio del Re non la lasciò un minuto; e in tutta la serata non fecealtro che dirle un monte di cose appassionate e galanti. La giovinettache non s'annoiava puntosi era dimenticata le raccomandazioni fattedalla Comare; tant'è vero che sentì battere il primo tocco dellamezzanottee credeva che non fossero ancora le undici. S'alzò e fuggìcon tanta leggerezzache pareva una cervia. Il Principe le corse dietroma non poté raggiungerla. Nel fuggireella lasciò cascare una delle suescarpine di vetroche il Principe raccattò con grandissimo amore.Cenerentola arrivò a casa tutta scalmanatasenza carrozzasenza lacchèe con addosso il vestito di tutti i giorninon essendole rimasto nulladelle sue magnificenzeall'infuori di una delle sue scarpinela compagnadi quella che aveva perduta per la strada. Fu domandato ai guardaportonidel palazzose per caso avessero veduto uscire una Principessa; ma essirisposero che non avevano veduto uscir nessunotranne una ragazza malvestita e che dall'aspetto pareva piuttosto una contadina che una signora.Quando le sorelle ritornarono dal balloCenerentola chiese loro se sierano divertite e se c'era stata anche la bella signora. Esse risposero disie che era scappata via allo scocco della mezzanottee con tantafuriache s'era lasciata cascare una delle sue scarpine di vetrola piùbella scarpina del mondo: e che il figlio del Re l'aveva raccattatae nonaveva fatto altro che guardarla tutto il tempo del balloe che questovoleva dire che egli era innamorato morto della bella signoraalla qualeapparteneva la scarpina. E dicevano la verità: perché di lì a pochigiorni il figlio del Re fece bandire a suon di tromba che sposerebbecoleiil cui piede avesse calzato bene quella scarpina. Si cominciò aprovare la scarpa alle Principesse: poi alle Duchesse e a tutte le dame dicorte: ma era tempo perso. Fu portata a casa delle due sorellele qualifecero ogni sforzo possibile per far entrare il piede in quella scarpa: manon ci fu modo. Cenerentolache stava a guardarle e che avevariconosciuta la scarpinadisse loro: "Voglio vedere anch'io se mi vabene!". Le sorelle si misero a ridere e a canzonarla. Il gentiluomoincaricato di far la prova della scarpaavendo posato gli occhi addosso aCenerentola e parendogli molto belladisse che era giustissimoe cheegli aveva l'ordine di provar la scarpa a tutte le fanciulle. Fece sedereCenerentolae avvicinando la scarpa al suo piedinovide che c'entravasenz'ombra di fatica e che calzava proprio come un guanto. Lo stuporedelle due sorelle fu grandema crebbe del doppioquando Cenerentolacavò fuori di tasca l'altra scarpina e se la infilò in quell'altropiede. In codesto punto arrivò la Comarela qualedato un colpo dibacchetta ai vestiti di Cenerentolali fece diventare assai piùsfarzosiche non fossero stati mai. Allora le due sorelle riconobbero inessa la bella signora veduta al ballo; e si gettarono ai suoi piedi perchiederle perdono dei mali trattamenti che le avevano fatto patire.Cenerentola le fece alzaree disseabbracciandoleche perdonava loro dicuoree che le pregava ad amarla sempre e dimolto. Vestita com'erafucondotta dal Principeal quale parve più bella di tutte le altre voltee dopo pochi giorni la sposò. Cenerentolabuona figliuola quanto bellafece dare un quartiere alle sue sorellee le maritò il giorno stesso adue gentiluomini della corte. Questo raccontoinvece di una moralene hadue. Prima morale: la bellezzaper le donne in ispecieè un grantesoro; ma c'è un tesoro che vale anche di piùed è la grazialamodestia e le buone maniere. Con queste doti Cenerentola arrivò adiventar Regina. Altra morale: graziaspiritocoraggiomodestianobiltà di sanguebuon sensotutte bellissime cose; ma che giovanoquesti doni della Provvidenzase non si trova un compare o una comareoppurecome si dice oggiun buon diavolo che ci porti? Senza l'aiutodella Comareche cosa avrebb'ella fatto quella buona e brava figliuola diCenerentola?